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Circolo "Luce del Sud" Bari Blog

Informazioni trasferta romana, 6 ottobre 2007

" ROMA - Sarà la prima manifestazione pubblica nazionale dei Circoli della Libertà.
Il 6 ottobre, alla Nuova Fiera di Roma, si terrà il meeting nazionale dei Circoli di tutta Italia. Protagonisti dell'evento saranno le varie realtà nate in questi mesi su tutto il territorio nazionale: prenderanno la parola alcuni rappresentanti dei Circoli provenienti da diverse aree geografiche. Insieme a Michela Vittoria Brambilla, Silvio Berlusconi concluderà i lavori. Un momento di confronto importante per riflettere sul programma portato avanti in questi mesi dall'Associazione Nazionale e sulle strade da percorrere per il futuro. I Circoli della Libertà sono oggi un grande e strutturato movimento di persone e di idee che opera con impegno sul territorio. L'appuntamento per i partecipanti è alle ore 15.30 al padiglione 8 della Nuova Fiera di Roma, ingresso Nord (Via Angelo Vescovali, 375). Chi desiderasse informazioni sul meeting dei Circoli della Libertà può contattare la sede nazionale, numero verde 800-949411."
PER ARRIVARE ISTRUZIONI UTILI PER CHI VIAGGIA IN AEREO, TRENO,AUTO O BUS Come raggiungere la Fiera Al meeting dei Circoli della Libertà sono attese migliaia di persone. Ecco alcune informazioni pratiche per facilitare il raggiungimento della Nuova Fiera di Roma. IN AUTO dal GRA (Grande Raccordo Anulare) uscita 30 in direzioneFiumicino e poi seguire le indicazioni segnaletiche per la Nuova Fiera di Roma. IN TRENO dalle Stazioni Tuscolana, Tiburtina, Ostiense, collegate alle Linee A e B della Metropolitana, prendere la Linea Fr1 direzione Fiumicino e scendere alla Fermata Nuova Fiera di Roma. IN AEREO per chi arriva in aereo dall'aeroporto di Fiumicino (che dista circa 5 chilometri dalla nuova Fiera) ci sono tre possibilità: auto (noleggio), treno o bus. Chi usa l'auto, deve prendere l'autostrada per Roma Centro, dopo circa 5 Km si trova sulla destra l'uscita segnalata per Nuova Fiera di Roma e, con un'inversione di marcia che riconduce sulla complanare da Roma, si entra direttamente su Via Eiffel. In alternativa, si può prendere la strada verso Fiumicino. All'uscita Fiumicino-Nord bisogna imboccare la via Portuense in direzione Roma. Arrivati all'altezza di via Portuense 1555, si gira su Via Eiffel.Chi da Fiumicino opta per il treno, può prendere la linea Fr1 (Fiumicino-Settebagni), direzione Roma, e scendere alla fermata Nuova Fiera di Roma. Chi infine scegliesse l'autobus, sempre dall'aeroporto, sappia che durante le manifestazioni fieristiche, si può raggiungere il nuovo polo tramite il collegamento bus Co.tral con partenze da Roma Fiumicino e Roma Magliana. (Circolo della Libertà)

La partenza per Roma è prevista, per tutti coloro che si sono prenotati presso il nostro Circolo, per sabato 6 ottobre alle ore 07.00. Il pullman della ditta Ceglie partirà dallo spiazzo antistante il Teatro Petruzzelli in C.so Cavour a Bari. I soci e i simpatizzanti sono pregati di presentarsi in tempo per la partenza onde evitare spiacevoli inconvenienti.


il Presidente
Dott.ssa Rosa Maria Banfi




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Il grande errore

Se si sprecano le occasioni, prima o poi la storia si vendica, presenta il conto. Nella società disgregata, «a coriandoli», secondo la felice definizione di Giuseppe De Rita, convivono, senza contraddizione, cinismo, rassegnazione, cupo pessimismo e movimenti di protesta anti sistema di crescente intensità. Ciò è il frutto del «Grande errore »: il mancato rinnovamento dello Stato negli anni Novanta. Per un certo periodo le conseguenze del grande errore non vennero comprese da molti. Ma nel momento in cui, dal conflitto orizzontale, fra Berlusconi e i suoi nemici, si passa al conflitto verticale, fra settori significativi dell'elettorato e la classe politica, quelle conseguenze diventano drammaticamente evidenti. Dio non voglia che ciò preannunci un nuovo ciclo di violenza.Nei cinque anni del governo Berlusconi, la disgregazione, comunque in atto, rimaneva nascosta ai più. La società era tenuta insieme da un grande collante: l'odio. Per mezza Italia, al governo c'era l'Uomo Nero, il Caimano. Lo scontro fra le fazioni era feroce. Prima che due politiche, nel Paese si scontravano (credevano di scontrarsi) due antropologie. Era facile, allora, per metà del Paese, attribuire ogni male, grande o piccolo, al ruolo malefico dell'usurpatore, dell'Uomo Nero. Ora che l'Uomo Nero non governa, il conflitto orizzontale ha perso intensità. E la prova deludente del governo di centrosinistra ha modificato la struttura del conflitto: allo scontro orizzontale fra Berlusconi e gli altri si è sovrapposto lo scontro verticale fra settori rilevanti dell'elettorato, soprattutto di sinistra (vedi gli applausi per Beppe Grillo al Festival dell'Unità) e la classe politica. Non potendosela prendere solo con il governo per il quale, in maggioranza, hanno votato, quegli elettori spostano il tiro sul Sistema.Nei primi anni Novanta, con la fine della Guerra fredda e i conseguenti effetti dirompenti sulla politica italiana, si aprì una «finestra di opportunità» che non fummo capaci di sfruttare a fondo. Non ci fu il passaggio dalla Repubblica dei partiti allo Stato repubblicano. Cambiò il sistema elettorale, venne l'elezione diretta di sindaci e Presidenti di Regione. Ma non fu intaccata l'architettura complessiva. Non ci fu realmente una «Seconda Repubblica».Per oltre 40 anni i partiti politici erano stati i supplenti, i sostituti funzionali, delle istituzioni statali: la «partitocrazia» al posto dello Stato. A quel sistema dei partiti, quando morì, non subentrarono istituzioni pubbliche rinnovate (un forte governo, amministrazioni pubbliche snelle ed efficienti, eccetera). Ne paghiamo il prezzo. Senza più partiti radicati e forti e con istituzioni sempre inadeguate, sprovviste di autorevolezza, e quindi deboli, la democrazia si trova priva di ancoraggi. Da qui le spinte centrifughe e disgreganti. In mancanza di meglio si tenta ora la strada della ricostituzione dei partiti (il Partito democratico, forse la Federazione della destra). In un Paese di fazioni, si cerca, almeno, di ridurre il numero delle fazioni. È una buona cosa perché la frammentazione fa comunque male.Ma, forse, è troppo poco. Persino i politici se ne rendono conto e dopo essere stati responsabili del grande errore riprendono l'infinita danza intorno alle «indispensabili» riforme istituzionali da fare. Senza considerare che le parole della politica non servono a costruire consenso e a indicare mete quando sono state logorate per il troppo uso. Ci vorrebbero leader veri, capaci di rischiare, ma il sospetto è che i leader siano stati sostituiti dagli uomini dello spettacolo. (Da: http://www.corriere.it/)

17 settembre 2007


di Angelo Panebianco



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La delusione dei moralisti

Antipolitica è un termine generico, copre esperienze diverse. La variante italiana
attuale si ispira al «moralismo (pseudo) legalitario»: l'idea è che la democrazia sia
caduta nelle mani di una banda di corrotti che si è posta al di sopra della legge. La soluzione è spazzar via la banda e sostituirla con gli «uomini comuni », i cittadini onesti, laboriosi, ligi alle leggi. E' la stessa visione che circolava negli anni '92-93, all'epoca di Mani Pulite, della «rivoluzione dei giudici ». Ma ci sono due fondamentali differenze. La prima è che a quell'epoca, anche coloro che di quella rivoluzione condannavano gli eccessi, avevano la speranza di un «nuovo inizio»: si era chiusa un'epoca storica, dominata dagli equilibri internazionali della guerra fredda e, in Italia, da una quarantennale, e ormai consunta, «democrazia bloccata». Le forze politiche scampate alle offensive giudiziarie erano in pieno rinnovamento. L'Italia era un cantiere aperto. Era lecito sperare che la democrazia della Seconda Repubblica, di cui si attendeva con impazienza la nascita, fosse migliore della Prima. Oggi non è così, quelle speranze non ci sono. Oggi la sola speranza è che in qualche modo si arresti la disarticolazione del tessuto democratico, che non ci succeda di finire tutti quanti dentro un grande buco nero.La seconda differenza è che l'ondata antipolitica dei primi anni Novanta si abbattè soprattutto, come era inevitabile, sui partiti che avevano ininterrottamente governato nei decenni precedenti. Adesso il bersaglio principale è la sinistra governante. Per molte ragioni, ma la più importante è che la sinistra, chiusa la fase della «rivoluzione dei giudici», fece un madornale errore, stigmatizzato come tale solo da pochissimi dentro quel-l'area (ad esempio, e fin da subito, da Emanuele Macaluso, già dirigente e figura storica del Pci). L'errore fu di continuare, ben oltre la conclusione dell'epoca di Mani Pulite, a blandire e a coccolare i vari portabandiera del moralismo legalitario (si pensi al cosiddetto «popolo dei fax») senza percepire che la carica antipolitica di cui quel moralismo era portatore avrebbe potuto, prima o poi, ritorcersi contro chiunque, anche contro loro stessi. L'errore fu doppio: da un lato, quello di non essersi smarcati in tempo dagli aspetti meno accettabili connessi all'attivismo giudiziario (nell'errata convinzione che i danni maggiori li avrebbero subiti, sempre e comunque, i «nemici»: prima il pentapartito e poi Berlusconi), di non avere puntato alla ricostituzione di un corretto equilibrio fra potere rappresentativo e potere giudiziario; dall'altro lato, quello di non avere usato armi culturali efficaci, di non avere messo in campo argomenti forti, ed energicamente sostenuti, per contrastare il moralismo legalitario e decontaminare dai suoi influssi la propria base elettorale. Non si può, ad esempio, fare una campagna elettorale all'insegna della lotta contro il «regime » di Berlusconi promettendo che le leggi, tutte «infami» per definizione (con la sola eccezione, forse, della patente a punti), approvate dal regime stesso, verranno abolite, e poi pretendere, quando le prassi di governo non si accordano con le promesse, di non suscitare delusione e scandalo in coloro che avevano preso sul serio quei propositi. Non hanno torto gli adepti del moralismo legalitario quando parlano di promesse non mantenute. Anziché combatterla con rigore, la sinistra, per anni, ha ritenuto conveniente lisciare il pelo all'antipolitica nella variante italiana. Senza immaginare che un giorno le sarebbe stato presentato il conto. (Da: http://www.corriere.it/)


22 settembre 2007


di Angelo Panebianco



Circolo "Luce del Sud"
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La Presidente Rosamaria Banfi al Gazebo della Libertà

Ecco il video dell'intervento del 26 settembre 2007 della nostra Presidente Dott.ssa Rosa Maria Banfi al Gazebo della Libertà a Bari.
La Presidente,ospitata dai nostri colleghi del Circolo "Bari Futura", ha affrontato in diretta televisiva con gli studi della Tv della Libertà di Roma il problema della sicurezza nella nostra città e del nostro paese.

Guarda il Video!


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"IL SUD ESISTE" di Raffaele Fitto (17/09/07)

Il Sud esiste. Lo ha confermato il Governatore di Bankitalia
Draghi anche ai più scettici come il Presidente del Consiglio Prodi. E mentre noi cominciavamo a rincuorarci per non essere tra i pochi che continuavano a ricordare benissimo dell’esistenza del Mezzogiorno, c’è stato pure qualche giornale nazionale che ha accusato il Governatore di Bankitalia di aver fatto ben due riferimenti al Sud negli ultimi mesi, entrambi non proprio favorevoli.Draghi non ha detto che il Sud è zavorra. Al contrario ha detto che se il Sud non cresce, non cresce neanche il resto del Paese. Questo è un chiaro monito al Governo a fare di più. Il Governo dell’Unione, invece, dopo aver inserito il Mezzogiorno in una paginetta del suo programma elettorale, per poi trasformarlo in una sola parola nei famigerati 12 punti, continuando a vivacchiare nel sogno che il Sud non esista, si presenta all’inaugurazione della Fiera del Levante e, per bocca del Presidente del Consiglio, viene a dirci che per il Mezzogiorno ci sono tanti fondi europei da spendere ma che la Finanziaria non è ancora scritta (!?) quindi non c’è altro di certo e definito. Ovvio che il Governatore di Bankitalia abbia inteso riportare Prodi e compagni alla realtà, magari cercando di scongiurare che anche quest’anno in Finanziaria venga ulteriormente decurtato il Fondo per le Aree Sottoutilizzate; sperando che ci siano più dei 50 milioni previsti l’anno scorso per 15 zone franche in tutto il Sud, ovviamente rimaste al palo; augurandosi magari che, anche in tema di infrastrutture, si vada oltre il DPEF di quest’anno che si limita a scopiazzare la Legge Obiettivo del Governo Berlusconi senza neanche inserire tutte le opere che noi avevamo previsto di realizzare perché loro non sono in grado di finanziarle. Dalla Regione Puglia, come sempre non si leva neanche un fiato per rivendicare interventi concreti. Anzi: in Fiera si andava dal Sindaco di Bari, felice di non aver nulla da chiedere a Prodi, al Presidente della Regione che elencava dati Svimez positivi riferiti al 2006, quindi all’anno in cui davano frutti le ultime politiche industriali e le ultime programmazioni di investimenti esistenti per la Puglia e il Mezzogiorno (quelle del nostro Governo regionale e del Governo Berlusconi). Bisogna chiarirsi: se ancora oggi, dopo due anni e mezzo di Governo della sinistra in Puglia, tutto quel che accade di negativo è ancora colpa di chi c’era prima, dovrebbe valere anche il contrario, ossia che anche quel che accade di positivo è imputabile a chi c’era prima. Qui invece si tenta di imputare al passato gli errori di oggi e di assegnare al presente i meriti delle buone scelte del passato. Questa pericolosa “sintonia nel silenzio e nella mistificazione della realtà” tra Governo Prodi e Governo Vendola, ha avuto un momento di distonia nei giorni scorsi, quando il viceministro allo Sviluppo Economico, D’Antoni, ha purtroppo rivelato al Parlamento che la Puglia ha perso 70 milioni di euro di risorse Cipe assegnate e programmate dal centrodestra, per colpa dell’inedia del centrosinistra.Senza voler riaprire la polemica sui numeri, peraltro non nostri ma del Governo, resta un dato estremamente preoccupante: le uniche risorse che ancora arrivano in Puglia e nel Mezzogiorno sono quelle assegnate dal precedente Governo nazionale o quelle europee; gli unici progetti per lo sviluppo che oggi esistono sono quelli di tre anni fa e oltre. Della Legge regionale per programmare i fondi comunitari 2007 – 2013 non c’è ancora traccia pur essendo a fine settembre. Se si continuano a perdere quei vecchi fondi e non si avviano i nuovi; se si lascia che vengano definanziati quei vecchi programmi, se si resta in silenzio mentre il Governo centrale stabilisce le regole del federalismo fiscale che rischiano di metterci in un angolo, cosa rimane? La distruzione del passato e la mancata programmazione del futuro rischiano di essere un baratro. Chi è all’opposizione potrebbe anche permettersi di limitarsi alla denuncia, chi Governa ha il dovere di rispondere e proporre. Ma, avendo preso atto che chi governa oggi si diletta solo nello sport dello scarico di responsabilità, nei prossimi giorni metteremo a punto una serie di proposte concrete da portare all’attenzione del Governo per la prossima finanziaria e speriamo di avere con noi tutti i parlamentari del Mezzogiorno, di entrambi gli schieramenti. Raccoglieremo le richieste di industriali, sindacati, associazioni di settore, delle famiglie e apriremo nelle regioni del Sud e in Parlamento una vera “vertenza Mezzogiorno”. Forti della conferma, avuta da Draghi, di quanto noi non abbiamo mai smesso di credere: il Sud esiste. (Da: http://www.aziendabari.it/)

On. Raffaele Fitto
Responsabile Forza Italia Mezzogiorno


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La Scuola: idee per una scuola migliore...

Si, la scuola, siamo nel 2007 o nel 1900..
Stiamo ritornando indietro...!
Sapremo rispondere ai nostri figli, quando ci chiederanno: "Mamma, perché la scuola sta cambiando e io devo cambiare con lei ! A cosa devo credere a quello che mi verrà insegnato o alle nuove regole che secondo lei sono giuste e alle violenze psicologiche che dovrò affrontare....."Io sono un ragazzo o un bambino normale vissuto in un contesto familiare buono e agiato, io un ragazzo o bambino che purtroppo non ha la sua fortuna, come vivremo questa nuova esperienza!!!!!!!!!! Sarò confuso molto confuso e mi chiederò : La scuola a cosa serve, cosa deve insegnare? Oggi come oggi ce lo chiediamo tutti. E' compito della scuola dettare nuove leggi sulla pelle dei nostri figli qualsiasi età loro abbiano? Non è piuttosto compito della scuola, diciamo, indipendentemente dai programmi, pensare alla formazione dell'individuo, dell'uomo, del cittadino di domani nella sua interezza con basi morali solide fondate su principi etici, diciamo universali, per andare incontro ai grandi cambiamenti della nostra società, in cui sono presenti , ormai, varie culture.


di Rossella Eboli


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Meeting nazionale a Roma, 6 Ottobre 2007

Il 6 Ottobre alle ore 15,30 presso la Nuova Fiera
di Roma (padiglione 8) si terrà il meeting nazionale del Circolo della Libertà con la partecipazione del Presidente Silvio Berlusconi.
Prenderanno inoltre la parola su problematiche del proprio territorio i Presidenti dei singoli Circoli di tutta l'Italia. Questo evento sarà la prima importante manifestazione pubblica del Circolo della Libertà al quale bisognerebbe partecipare contribuendo con il massimo sforzo di presenze; il più numerosi possibile tra soci e simpatizzanti. Partiranno da Bari, per questa occasione, pullman gratuiti messi a disposizione dalla sede centrale ai singoli Circoli che effettueranno la trasferta di andata e ritorno nella giornata. Tutti coloro che intenderanno prendere parte alla manifestazione sono pregati di contattare i numeri telefonici del nostro Circolo per prenotarsi alla partenza.

Siamo tanti e tanti dobbiamo essere anche quel giorno!


il Presidente
Dott.ssa Rosa Maria Banfi




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Contatti: 080/5233161-347/5472755 info@circololucedelsud.it


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Webcam della Tv della Libertà a Bari

Da oggi 24 settembre e per due giorni ancora
sarà presente a Bari in Via Sparano (P.zza San Ferdinando) la webcam della Tv della Libertà ospitata dai nostri colleghi del Circolo "Bari Futura". Dalle ore 14.00 e per due ore tutti coloro che lo vorranno potranno chiedere il microfono per esporre e manifestare in diretta qualsiasi pensiero sui problemi di maggiore interesse che affliggono la nostra società. Il nostro Circolo sarà presente per il collegamento televisivo mercoledì 26 intorno alle ore 15.00 con la nostra Presidente Dott.ssa Rosamaria Banfi che parlerà sul problema della sicurezza nel nostro Paese.

Vi aspettiamo numerosi!!


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Sicurezza/insicurezza,giustizia/...

Uno dei problemi più sentiti al giorno d'oggi è quello della sicurezza, anzi della
mancanza di sicurezza, nelle nostre città. Prima di addentrarci nell'esame di questo problema, cerchiamo di fare un po' di chiarezza, onde non dar luogo ad equivoci. Per rendere più chiaro e comprensibile (a chi abbia voglia di comprendere e non di polemizzare) il nostro discorso, sarebbe necessario sviscerare il problema realmente ab ovo, considerando che, se esiste un "problema sicurezza" ciò accade perchè esiste fra di noi la malvagità. Di certo non potremo in questa sede affrontare un tale problema teologico, per cui ci limiteremo a brevi cenni su come, dal punto di vista filosofico e della prassi politica, il problema sia stato affrontato a seconda dei diversi orientamenti. (Ma i lettori più attenti potranno facilmente scorgere sullo sfondo di quanto diremo, i Principi teologici - ovvero le eresie - da cui, come sempre, tutto procede). Se fino alla rivoluzione francese del 1789, era ben chiaro a tutti che la natura umana è ferita e contaminata dal male, la visione illuministico-giacobina - che, come un pernicioso virus ha infettato la Francia dapprima, poi l'Europa, ed infine la gran parte del mondo - ha utopizzato che l'uomo fosse "buono per natura" e che fosse la società a corromperlo (quasi che la società non sia composta essa stessa da uomini). Questa visione empia (non si potrà non notare come essa derivi dalla negazione di uno dei dogmi fondamentali della Fede: il Peccato Originale), fu portata alle estreme conseguenze dal marxismo (naturale conseguenza logica di illuminismo e giacobinismo), che vedeva il criminale come "vittima della società capitalista" ed arrivò a teorizzare che "tutto il mondo è colpevole tranne il criminale" (che sarebbe stato - lui, "buono per natura" - indotto a delinquere dalla società e ne sarebbe, dunque, la vittima). Le società tradizionali hanno sempre riconosciuto, constatandola con un sano realismo, la natura malvagia ed egoistica dell'uomo e sempre hanno agito di conseguenza, punendo i delitti con adeguati castighi o pene (parlando di "società tradizionali" non intendiamo la sola Europa Cristiana, ma anche le numerose altre civiltà arcaiche che poterono - pur senza l'aiuto della Rivelazione - constatare che "il male è fra noi", al punto che un de Maistre di fronte a questa uniforme attitudine di tutte le civiltà tradizionali poté affermare che "la sola ragione, senza l'ausilio della Rivelazione è portata a postulare il Peccato Originale"; Platone ci dice che, contemplando se stesso, egli "non sa se vede un essere più cattivo del gigante Tifone o piuttosto un essere giusto, dolce e benefico che partecipa alla natura divina" e aggiunge che l'uomo così lacerato fra due tendenze opposte non può fare il bene "se non riduce in servitù questa potenza dell'anima nella quale risiede il male"; Cicerone scrisse che la natura umana è "fracta et debilitata"; Ovidio rimò in versi: "vedo il bene e lo ammiro, vedo il male e mi seduce"). Le società moderne, invece, seguendo (spesso anche inconsapevolmente) le farneticanti ideologie illuministico-giacobino-marxiste (e qui accenniamo di passata, per chi voglia approfondire, ad una chiara derivazione di tali ideologie dalle eresie gnostiche e dal messianismo talmudico), hanno pensato che il tutto potesse risolversi sul piano meramente materialistico, diffondendo la cosiddetta "cultura" (storicamente con l'istruzione obbligatoria per tutti) o per mezzo di ricette sociali. Questa ipotesi sembrerebbe trovare conferma oggigiorno, allorquando si constati che l'incremento di criminalità sulle nostre strade è dovuto alla immigrazione, dunque alla presenza di soggetti che non hanno beneficiato della nostra istruzione pubblica e dei nostri ammortizzatori sociali. Il problema sarebbe dunque da risolvere, nuovamente, con la ricetta giacobina: scuola, cultura, informazione, diritti di cittadinanza, ammortizzatori sociali, casa, lavoro, luoghi di aggregazione, incontro di civiltà, melting pot, e così via con questa buonistica melassa. Ma siamo sicuri che la cultura e gli altri ingredienti della ricetta giacobina possano trasformare un uomo cattivo (pardon: "una vittima del sistema capitalista") in un uomo buono? La nostra civiltà è riuscita con la cosiddetta "cultura della legalità" a sconfiggere la Mafia? O non è forse vero che il picciotto di oggi, grazie all'istruzione scolastica ed alla tecnologia ha abbandonato la lupara, sostituendola con truffe elettroniche via internet o con bombe al plastico azionate via telefono cellulare? E non è forse vero che quello stesso picciotto a cui un tempo la Religione imponeva delle regole di condotta "onorevoli" (per quanto non certamente "morali") oggi, grazie alla laicizzazione della società non disdegna di uccidere donne e di squagliare bambini nell'acido? ("Se Dio non esiste, tutto è permesso" affermava il parricida Smerdjakòv, tragico personaggio dostoevskijano). Se nella nostra società, non ci fossero questi immigrati, che la pubblica istruzione non ha ancora «benificato», non ci sarebbero criminali? Non ci sarebbero persone che hanno studiato per divenire funzionari corrotti, poliziotti corrotti, medici corrotti, politici corrotti, professori universitari corrotti? Se non ci fossero scippatori, a frugare nelle tasche o a strappare borsette ai pensionati, quegli stessi soldi (mi correggo: molto di più) non sarebbero derubati da banchieri truffaldini, da imprenditori rapaci (ed incapaci), da sindaci ed assessori che tengono famiglia (e soprattutto clientela), da gestori di utenze energetiche e telefoniche, da pubblicitari ingannatori e da ogni sorta di plurilaureati dotati di Master e dottorati nelle migliori università? È dunque evidente che il problema dell'illegalità non può essere risolto sul piano sociologico e culturale (a meno che non si voglia semplicemente trasformare il delinquente da strada in un delinquente con il "colletto bianco"). Il problema va affrontato con un ritorno alla realtà. Innanzitutto non bisogna farsi illusioni circa un ipotetico e utopistico futuro nel quale non ci saranno più problemi di sicurezza e di criminalità e in cui gli uomini saranno tutti buoni. Questo non sarà mai possibile, perchè, come detto, il male fa parte della natura umana e con esso dobbiamo imparare a convivere ed a lottare, cercando di migliorare le cose, ma sempre ricordando che "la perfezione non è di questo mondo" né mai lo sarà. L'ipotesi di una futura età dell'oro (già formulata dal messianismo talmudico, dagli eretici gnostici, dagli illuministi cantori delle "magnifiche sorti e progressive", dai giacobini tagliatori di teste e nemici di Dio e degli uomini, dagli scientisti alla Veronesi ed alla Piero Angela e dai marxisti, che la "dittatura del proletariato" avrebbe condotto verso il "sol dell'avvenire") va dunque recisamente scartata. Ciò premesso il problema della legalità e della sicurezza va affrontato sul piano morale e sul piano penale. Sul piano morale è importante affermare (pur andando contro l'opinione corrente, peraltro errata) che tutte le morali laiche, essendo fondate sul nulla, hanno prodotto, nei casi fortunati, il nulla (diciamo: "nei casi fortunati il nulla", perchè negli altri casi hanno causato i totalitarismo del XX secolo, ai quali accumuniamo ben volentieri quel macellaio nano corso bastardo che gli empi onorarono con il nome di Napoleone I). La morale va dunque rifondata sulla Fede e sulla Religione (chiariamo che non auspichiamo l'utilizzo della Fede come instrumentum Regni, ma che consideriamo la sua importanza in senso assoluto, le conseguenze morali della quale - per accidente - stiamo trattando essendo per l'appunto null'altro che conseguenze e neppure delle più importanti) senza di che il nostro discorso cadrebbe completamente nel vuoto e tanto varrebbe a quel punto smetterla di fare tante storie ed autoproclamarsi "marxisti-leninisti". Sul piano penale, prima ancora di parlare banalmente di "certezza delle pene" e di quanto sia ingiusto che "gli assassini vadano in giro a piede libero", dobbiamo soffermarci su un aspetto della "filosofia del diritto" che anch'esso deriva dalla ideologia illuministico-giacobino-marxista e dalla eresia talmudico-gnostica (delle quali non abbiamo un solo istante cessato di parlare). La pena detentiva, secondo l'ordinamento giuridico italiano (limitiamoci all'Italia) non è finalizzata - come pur sarebbe giusto - a proteggere la società (e quindi tutti noi) dalle efferatezze dei criminali, né ad ottenere, per i parenti delle vittime e per la società tutta, soddisfazione dell'ingiustizia patita, né a fungere da deterrente intimorendo i malintenzionati col suo rigore. Unica finalità della pena detentiva è la rieducazione ed il reinserimento del colpevole (pardon: "vittima della società capitalista") nella società.
A questo punto non vi è chi non si avveda di come tale concezione derivi direttamente dall'ipotesi che ogni uomo sia buono, e ove ciò non appaia evidente (perchè si tratta pur sempre di un criminale) la colpa è da ricercarsi nella società e il problema può essere risolto, come al solito, con la "rieducazione" ovvero sul piano materialistico-culturale. Che tale visione non abbia contribuito alla moralizzazione ma, al contrario, alla più completa diffusione della illegalità su tutti i piani e su tutti i livelli, sembra non poter essere messo in discussione. Ma il nostro Legislatore ed i nostri giuristi continuano a perseverare nel loro errore ideologico, proprio come Lenin che, accorgendosi che la collettivizzazione delle fattorie provocava una diminuzione della produzione agricola, per risolvere il problema, collettivizzava sempre di più, accusando di sabotaggio i "reazionari nemici del Popolo" (che poi erano i contadini, quindi non capiamo proprio quale fosse il "Popolo"). Il diritto penale non funziona, dunque, perchè fondato su quell'errore ideologico di cui dicevamo all'inizio di questo articolo. La società è considerata la colpevole e il criminale l'unica vittima. Per questo la pena detentiva non serve a proteggere la società dal criminale ma, quasi, a proteggere il criminale dalla società, fornendogli vitto, alloggio (e che sia comodo, altrimenti fioccano le interrogazioni parlamentari), rieducazione, formazione professionale (con tanto di stipendio) e reinserimento nel mondo del lavoro, per non parlare poi dei permessi premio, della semilibertà, dell'affidamento in prova, della libertà condizionata e della sospensione della pena, dell'indulto e dell'amnistia. È evidente con una tale concezione non si va da nessuna parte, perchè come ai tempi di Lenin la collettivizzazione delle fattorie faceva diminuire la produzione agricola, perchè gli esseri umani essendo egoisti (cioè cattivi) si danno da fare per nutrire se stessi e non perchè sospinti dalla morale laica del "trionfo del proletariato", così la pena detentiva deve essere considerata come un deterrente ed uno strumento con cui la società si difende dai delinquenti, e non come lo strumento col quale dimostrare - sperimentalmente e sul campo - la natura "angelica" dell'uomo. In conclusione, per approfondire il tema della sicurezza e della legalità, abbiamo dovuto considerare seppur di sfuggita il problema dell'origine del male e abbiamo constatato come esso sia ineliminabile tra noi. Abbiamo indicato come fallaci e pericolose quelle concezioni ideologiche che - pur essendo filiazione diretta dell'illuminismo, del giacobinismo, del marxismo, del leninismo e del comunismo - sono spesso accolte ingenuamente da molte persone che si dicono "di destra" o non proprio "di sinistra". Abbiamo visto come queste concezioni provochino - qualora sventuratamente accolte - una visione del futuro utopistica ed una "filosofia del diritto" ingiusta e dalle aberranti conseguenze pratiche. Abbiamo indicato la soluzione a questi problemi nel superamento dell'attuale visione laicista della società e nel riposizionamento al vertice della gerarchia umana (personale e comunitaria) della Religione, pur sempre permanendo però nella realistica consapevolezza che non sarà in questa vita ed in questo mondo che vedremo "il lupo pascolare con l'agnello".


di Pierfrancesco Palmisano


Circolo "Luce del Sud" Bari
"per aspera ad astra"



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Lo Stato della Menzogna

Leggete questo articolo, che ci è stato
segnalato, di D.Gatti "Lo Stato della Menzogna" tratto dal sito

http://www.fottilitalia.com/.

E' uno Stato che affonda nella PURA MENZOGNA l'Italia terminale. Nella paranoia e MALATTIA MENTALE comunista e unitarista. MENZOGNA SCIENTIFICA IN OGNI CANTO; sull'immigrazione. sulla criminalità, sulla democrazia. L'informazione è interamente artefatta. Evidentissimo, i comunisti vogliono DESTRUTTURARE le città, l'identità locale. Il sistema capitalista ritenuto congenito della società occidentale. Onde creare il "nuovo mondo" privo di ingiustizia sociale, disparità economiche e razze definite, unico sistema, secondo loro, per "combattere il razzismo". E, non scordiamolo, per "salvare l'unità nazionale". Ogni malizia, ogni espediente tautologico è escogitato per giustificare, incrementare l'immigrazione a creare la "società perfetta" sognato fa Marx e dal compagnuccio Engels. Perché "gli immigrati servono", " i paesi civili sono multietnici", "fuggono dalla miseria", "fuggono dalla guerra", "sono profughi" e "ormai sono qua". A questo punto le città del Centro-Nord, lo vedete, sono in preda alla criminalità forestiera, alla prostituzione manifesta, ai lavavetri, all'accattonaggio ubiquitario e niente e nessuno riesce a fermare il degrado. Ogniqualvolta che un'amministrazione di qualsiasi colore politico accenna ad una reazione ecco che la stampa, sindacati e la magistratura SOTTO IL TOTALE CONTROLLO COMUNISTA aprono un fuoco di sbarramento contro ogni tentativo di tenere un minimo di decenza. Citiamo ad esempio il caso della prostituzione come prototipo del sistema utilizzato. All'inizio dissero che bisognava "colpire i clienti", non le puttane, unico stato forse al mondo dove le prostitute non sono mai colpevoli. Poi la magistratua ha sancito che i comuni non potevano nemmeno prendere le targhe delle auto dei clienti poicheè violava la "privacy". Di fatto lasciando impunta e incontrollato il più antico mestiere del mondo SEBBENE VIETATO dalla legge. Simili trame sono inventate ogni giorno per rendere inviolabili i vucunpra, lavavetri, spacciatori, occupanti abusivi case popolari e accattoni di ogni sorta. I telegiornali italiani sono uguali a quelli dell' Unione Sovietica: false statistiche, previsioni del tempo, sport (in URSS tutti, da noi solo il calcio) e soprattutto abbondanti giaculatorie nel descrivere le epiche gesta del Partito (Democratico). Non uno parla più di "par condicio", evidentemente valeva solo con il Cavaliere al governo. In questi giorni i media ci stanno saturando le meningi col PD ed il suo "leader", Veltroni, "la meglio gioventù" della sinistra-burletta. Marginalizzato il resto dello schieramento politico. Raramente della CdL appaiono solo le macchiette come La Russa, "il lombardo", o la Brambilla. Una che, a spanne, sembra più adatta a battere un marciapiede di alto bordo piuttosto che a esprimere una politica di altro profilo. Qualcuno IPOCRITAMENTE nota che un omicida sta in galera 5 anni (meno dei Serenissimi) mentre agli incendiari li vorrebbero all'ergastolo. Il motivo è che gli omicidi sono quasi tutti meridionali e immigrati, i vecchi e nuovi italiani da coccolare, mentre se i piromani fossero "leoncavallini" o Rom subito si scatenerebbe la melassa mediatica sulla "tolleranza", l'"inutilità della pena", l'affidamento ai servizi sociali ed il bla bla bla dei media marocchini (caso Sofri docet). Il problema della criminalità meridionale ed extracomunitaria al Nord l'hanno brillantemente risolto con la "legge sulla privacy" per cui i giornali non devono scrivere né la nazionalità né la provenienza geografica dei criminali quando i carmini avvengono in Padania. Bisogna che il cittadino faccia ragionamenti "indiretti" per arguire la provenienza dei delinquenti. Se menzionano nome e cognome dei criminali, vuol dire che sono del Nord (e del caso se ne occupano per mesi e anni), se fanno trapelare che sono "italianissimi" vuol significa che sono meridionali, se non danno dati ne anagrafici ne di origine o nazionalità significa che sono immigrati. Così i vecchietti rimbambiti ma ossequiosi delle direttive del Partito dentro i circoli Arci possono fieramente dibattere che "Non risulta che gli immigrati delinquono, anzi sono i più bravi perché di loro non se ne parla mai nelle cronache dei giornali". Che dire della questione musulmana? I comunisti non credono in Dio ma in Allah invece sì! Bramano promulgare una legge sulla "libertà di religione" per cui COSTRINGERE gli enti locali ad accettare moschee (ma poi cimiteri, quartieri etnici, vere e propie enclave) anche contro la volontà degli abitanti. Notate la menzogna nella menzogna: l'uso della parola "libertà". Al solito la libertà è solamente per chi DECIDONO LORO. Il cittadino onesto non ha alcuna emancipazione ma sempre acrresciuti obblighi e vessazioni perche "tutti devono pagare le tasse", "tutti" quelli che LORO decretano meritevoli del supplizio fiscale. Chiarissimo il progetto di alleanza prefetti - centri sociali - imam per controllare lo stato allo scopo di sottomettere le zone riottose al tricolore della penisola usando, se necessario, la violenza immigrata in cambio di ogni regalia e beneficio. PER QUESTO MOTIVO lo stato italiano favorisce in ogni modo spaccio, prostituzione, lavavetri, microcriminalità; perché sono le attività preferite dai NUOVI ITALIANI!Le STATISTICHE sono usate per falsificare tutto, identicamente agli altri regimi comunisti. Avrete capito che per qualsivoglia statistica ai primi tre posti della classifica vi sono sempre una città (o provincia o regione) del Nord, Centro e Sud variamente assortite. Solo quando bisogna giustificare i soldi dati alla mafia ecco apparire i piagnistei corroborati dalle statistiche farlocche sulla "arretratezza del meridione" bisognoso delle amorevoli cure pecuniarie di Roma capitale. La DEMONIZZAZIONE e la FALSIFICAZIONE sistematica della realtà sono la sigla indelebile della MENZOGNA COMUNISTA.Il caso della mafia, appunto. Per i comunisti la mafia esiste solo in Sicilia e Lombardia, regioni governate dal centrodestra. Sui media nulla trapela del controllo TOTALE e VIOLENTO degli appalti pubblici e privati a Reggio Emilia e Modena da parte delle feroci famiglie cutresi. Roma veltroniana stessa è da anni sotto scacco da parte della camorra campana (clan dei Casalesi su tutti) il cui "espansionismo" ha raggiunto l'Urbe dal sud del Lazio. I marxisti non amano la DEMOCRAZIA, ma non possono farlo scoprire troppo platealmente. Inscenano la FINTA contrapposizione coi sindacati aguzzini, per meglio abbindolare gli operai e fregargli i soldi. Ricorderete la SCHIFOSA sceneggiata delle trasmissioni Rai-Mediaset-La7 in onda DA ROMA a reti unificate a spiegare l'infinita bontà dei fondi pensione, riforma valida solo per i dipendenti privati, dopo avere fatto malvagiamente credere che l'avrebbero estesa anche agli "statali". Se volte questa, l'abbiamo già scritto, è la prova INCONTROVERTIBILE che la riforma del TFR è una TRUFFA. Altrimenti, siatene certi, l'avrebbero applicata "in primis" all'impiego pubblico, "feudo" comunista. In italia si svolgono solo i referendum che i progressisti ammettono, gli altri sono fatti dichiarare "incostituzionali" (nota 1). Non si possono fare referendum sulle tasse, sugli immigrati, sulle moschee, sui gay. Come mai, la "democratica" sinistra fiorentina, non propone referendum consultivo a livello comunale sulla questione lavavetri? Il governo Prodi, l'altro, aveva eliminato il turno elettorale autunnale; l'attuale si appresta ad eliinare comunità montane, piccoli comuni e perfino le province col pretesto della "razionalizzazione". Cercherà di trasformare ogni tipo di elezione come le "primarie" del PD , consultazione ridicolmente "bulgara" sicché si sa già risultato e vincitore a mesi dalle "primarie". Poiché la magistratura, braccio armato dei "trinariciuti" dell'URSS e dell'italia terminale, dichiarerà ineleggibili per "razzismo" o "mafia" qualunque avversario politico del Partito "democratico". Nessun appellativo fu più indegno per un movimento politico. Ma, anche questa l'avete capito, è una caratteristica dei "democratici"; fare credere al popolino teledipendente l'esatto OPPOSTO delle loro intenzioni. E incredibile pensare come a destra vi sia ancora qualche imbecille che ritiene che la "democrazia non funziona, era meglio quando c'era Lui". Possibilmente, per certi versi, il Fascismo era più democratico di questa fasulla democrazia "bulgara" di cui siamo sempre più schiavi. La sedicente "seconda repubblica" nacque da un'operazione, chiamata "tangentopoli", epurazione in perfetto stile stalinista, usando la magistratura per spazzare via gli avversari politici dei "democratici". Ma non andò a buon fine, momentaneamente, poiché Bossi e Berlusconi li gabbarono con l'alleanza del '94.Adesso il PIANO COMUNISTA sta riuscendo, ma non durerà, come non durò l'URSS. La MALATTIA MENTALE sta dilagando (nota 2), non risparmierà alcunchè. Nemmeno una delle capitali culturali dell'Occidente come Firenze. Forse proprio per questo. Si attaccheranno a tutto, daranno il voto a immigrati dopo un mese di residenza, concederanno il voto perfino ai dodicenni, regaleranno diplomi e case popolari a chiunque; i fankazzisti ministeriali ci faranno diventare una repubblica islamica pur di sopravvivere nell'ozio e nei privilegi. Uno stato in cui invece di parlare di infrastrutture CHE SERVONO, università di punta, ricerca scientifica, si parla solo di "solidarietà" verso spiantati analfabeti provenienti dal terzo mando fatti arrivare APPOSTA per dibattere unicamente di quello. Nell'economia globalizzata che fine può fare uno stato del genere, secondo voi? Il traboccare della criminalità e dello sfascio sta intaccando l'economia tutta. I giovani precarizzati e col cervello spappolato dalle droghe, i pensionati impoveriti e terrorizzati dalla microcriminalità. I cittadini onesti oberati da sempre più esosi e bizantini adempimenti fiscali.Come per TUTTI i regimi comunisti il crollo sarà tragicamente finanziario poiché l'ECONOMIA ha SEMPRE il sopravvento sulla IDEOLOGIA MENZOGNERA. Dalle macerie tricolori sorgerà un altro Kossovo, un'altra Bosnia nel cuore dell'Europa. Perché gli stranieri, al collasso, edificheranno enclavi, piccole patrie, a simulacro della LORO patria.

Speriamo che possa essere di spunto per interessanti discussioni!!


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