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Il paese non può attendere: serve un'Assemblea Costituente per le riforme

Il quadro politico attuale non consente di fare previsioni sull’immediato futuro, ma, a prescindere dai possibili esiti della crisi politica che si è aperta con il ritiro dell’Udeur dall’alleanza di centro-sinistra, è evidente che quasi tutte le forze politiche condividono la necessità di avviare una grande stagione delle riforme. L’aggiornamento della Costituzione italiana, che ha appena compiuto sessant’anni, diviene un passaggio ineludibile per tentare di superare la delicatissima fase che il Paese sta attraversando.
Non si può trattare, peraltro, di interventi di revisione sporadici e di limitata portata; occorre, invece, apportare modifiche tali da incidere sul complessivo assetto ordinamentale.
Non è un caso che siano miseramente falliti tutti i grandi tentativi di aggiornare la Carta costituzionale avviati negli ultimi venti anni dagli attori politici che, contemporaneamente, continuavano a fronteggiarsi in Parlamento e nel Paese, secondo la normale dialettica tra maggioranza-opposizione (Commissione Bozzi nel 1983, Commissione De Mita-Iotti nel 1992, Commissione D’Alema nel 1997).
Analogamente, il disegno di legge costituzionale recante la modifica della II parte della Costituzione, approvato nella scorsa legislatura dalla coalizione del centro-destra, ha ricevuto la bocciatura della maggioranza dei cittadini chiamati al referendum costituzionale; scelta influenzata pesantemente dalla posizione di netta contrarietà assunta dal centro-sinistra e da una parte consistente dei media e del mondo accademico, che liquidarono la proposta con prese di posizioni spesso aprioristiche e talvolta velate da pregiudizi ideologici.
La proposta di un’Assemblea Costituente da eleggere esclusivamente al fine di riscrivere le regole costituzionali ed approvare una nuova legge elettorale risponde alla esigenza, avvertita non solo dai partiti ma anche dall’opinione pubblica, di separare idealmente la sede istituzionale del confronto politico da quella destinata a ridiscutere il modello costituzionale. Un tavolo inedito che, di certo, potrebbe favorire un dialogo costruttivo con l’apporto di tutte le forze politiche, formando un consenso il più ampio e trasversale possibile. Si potrebbe pensare ad una Assemblea Costituente, che combinando insieme componenti di democrazia rappresentativa e strumenti di democrazia diretta, sarebbe in grado di restituire il potere sovrano al popolo.
Un organismo eletto con il metodo proporzionale favorirebbe una maggiore rappresentatività e restituirebbe ai cittadini la decisione su un’organica ed articolata riforma istituzionale, volta ad adeguare le scelte fondamentali alle mutate condizioni storiche, sociali e politiche dell’Italia di oggi. Per l’altra metà la designazione dei componenti la Costituente potrebbe essere attribuita al Parlamento riunito in seduta comune, prevedendo una maggioranza qualificata, al fine di evitare la eccessiva politicizzazione delle scelte e garantire la selezione di soggetti, sulla base del prestigio, dell’equilibrio e della comprovata preparazione tecnica. Un’occasione da non sprecare per coinvolgere nel nuovo patto costituzionale tutte le forze politiche, non solo quelle nate successivamente alla Costituzione repubblicana, ma anche quelle considerate allora fuori dall’arco costituzionale, sì da caricare di significato il monito del Presidente Napolitano, secondo cui nessuno degli attuali partiti può rivendicare l’esclusività dei valori costituzionali, ma tutti possono guardare ai principi in essi espressi per affrontare le sfide del domani.
(Da: http://www.loccidentale.it/)


di Ida Nicotra


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