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EMILIANO SBAGLIA QUANDO FA E QUANDO NON FA

Il pur amabile Michele Emiliano, ai miei occhi, finora ha avuto una straordinaria caratteristica negativa: non ha fatto, o addirittura ha disfatto, quello che avrebbe dovuto fare ed ha fatto- o ha tentato di fare- quello che avrebbe fatto meglio ad evitare. Sul terreno del suo non fare, e del suo disfare, sono purtroppo ricaduti progetti di grandissimo rilievo per le prospettive di sviluppo e di lavoro, e per la qualità stessa della vita, della Città. Penso al lungo sabotaggio del completamento della colmata di Marisabella con l’annesso asse Nord-Sud, per di più in palese contrasto con l’esaltazione della portualità in cui si è spesso prodotto lo stesso Prodi, al blocco senza reali alternative della Cittadella della Giustizia che avrebbe risolto brillantemente una questione di cui recentemente si è occupato Giandomenico Stella, agli stop inferti ai progetti sul nodo ferroviario, che ne rinvierà “sine die” la soluzione, e sulla ricostruzione del Petruzzelli che avrebbe potuto già essere riaperto. Tutte opere che avrebbe potuto personalmente inaugurare, annettendosene anche il merito come il suo predecessore ha potuto fare- per esempio- con la rivitalizzazione della Città Vecchia, sacrificate sull’altare di una pregiudiziale, ideologica discontinuità che non era esattamente il mandato che gli era stato affidato dai Baresi, che non a caso nello stesso giorno votarono massicciamente per il Centro-destra alle elezioni europee. Tutte opere che avrebbero portato lavoro ad una Comunità la cui naturale intraprendenza è continuamente mortificata dai cronici “non possumus” dell’apparato pubblico, politico e buro-giudiziario, e che infatti sta perdendo terreno e mordente.
Invece ha fatto, o ha tentato di fare, tutto quello che in realtà non serve alla Città. Penso non soltanto all’atto più o meno dovuto della demolizione di Punta Perotti in cambio del ripristino di un mucchio di sterpaglie con annesse prostitute, che ha fatto non a caso perdere voti alla sinistra rivelandosi un boomerang ad una settimana dal voto politico, ma anche ad interventi come quelli delle fontane sul lungomare e di via Sparano, che rischiano di rivelarsi un flop anche in termini di immagine, e che comunque non incideranno in alcun modo sugli assetti produttivi e sociali della Città, con in più- per via Sparano- il rischio di uccidere definitivamente, con lavori interminabili, il Centro della Città, già colpito pesantemente dall’improvvido sequestro di Piazza Battisti, e comunque con la certezza di sottrarle il verde e le panchine, riducendola ad una strada qualsiasi di mero passaggio, nel segno- incredibile a dirsi- della cementificazione fine a sé stessa. In quest’ultimo caso, poi, c’è stata una sollevazione popolare a botta di firme che il Sindaco dell’ “ascolto” non può ignorare. A meno che non intenda continuare nell’errore che ha segnato pesantemente in termini negativi i suoi primi anni, e cioè nel voler essere a tutti i costi il Sindaco di mezza-Bari, non soltanto ignorando smaccatamente l’altra mezza, ma sovente anche coprendola di gratuiti insulti, con il risultato di vederla tornare a prevalere sia alle regionali che alle politiche successive.
Se possiamo dargli un consiglio, profitti della sua elezione alla guida del PD per liberarsi dall’ipoteca dei peggiori fondamentalismi della sua coalizione, che lo spingono in direzione opposta a quella del senso comune di una Città pragmatica, sostanzialmente liberale, che vota a “destra” anche per colpa della sua sinistra.


di Tommaso Francavilla


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